In funivia sul monte Faito è un’esperienza sorprendente, da non perdere: dal livello del mare a 1100 metri sul monte in circa 8 minuti, godendo di panorami mozzafiato.
Il monte Faito, il nostro “gigante buono” che domina il mare, fa parte della catena montuosa dei monti Lattari. Alto 1.131 metri, ha accesso sia da Castellammare di Stabia, che da Vico Equense ed è inoltre raggiungibile in circa otto minuti con l’omonima funivia che parte dalla stazione della circumvesuviana di Castellammare di Stabia in Piazza Unità d’Italia.
La stazione della funivia dista dalla nostra Casa Vacanza soli 900 metri ed è facilmente raggiungibile a piedi in 10 minuti.
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Con la Funivia da Castellammare di Stabia si arriva in 8 minuti direttamente sul monte Faito. Ammirerete un panorama eccezionale: golfo di Napoli, Vesuvio, costa di Sorrento e Castellammare di Stabia. Potete trovare altri video nel nostro canale YouTube.
Esperienza unica da non perdere.
Il monte Faito è formato prevalentemente da rocce di tipo calcareo. Deve il suo nome alle faggete che crescono rigogliose sulle sue pendici: addirittura ci sono diversi faggi che hanno oltre quattrocento anni di vita e raggiungono una circonferenza di oltre sei metri.
E’ una delle mete più ambite da turisti, il posto ideale per chi vuol passeggiare respirando ossigeno, natura e profumi di lecci e castagni. Attraversando il fascino dei boschi si ha la sensazione di essere a pochi metri dal cielo ma con una veduta mozzafiato sul mare e soprattutto sul golfo di Napoli.
Il legno del monte Faito e l’Amerigo Vespucci
Nei secoli scorsi, la montagna fu sfruttata per la produzione di legno. Fu proprio grazie a questa importante risorsa che nel 1783 il re Ferdinando I delle Due Sicilie poté costruire a Castellammare di Stabia il Cantiere Navale, il quale si riforniva di legname proveniente proprio dai boschi del Faito, per la costruzione delle navi. Nel Cantiere Navale di Castellammare di Stabia furono costruite molte navi famose, una su tutte la nave scuola Amerigo Vespucci.
Altra importante funzione che aveva la montagna riguardava la produzione di ghiaccio. Durante la stagione invernale, infatti, ampi fossati venivano riempiti con strati di neve e foglie, che con il passare del tempo, diveniva ghiaccio da poter utilizzare soprattutto durante la stagione estiva per la conservazione dei cibi.
Da visitare il Santuario di San Michele Arcangelo
La storia del santuario di San Michele Arcangelo è strettamente legata alle figure di San Catello e Sant’Antonino. Quest’ultimo, scappato dall’abbazia di Montecassino a seguito del saccheggiamento da parte dei longobardi, verso la fine del VI secolo, arrivò a Stabia, dove il vescovo del tempo, Catello, gli affidò la diocesi, per ritirarsi alla vita contemplativa sul monte Faito, all’epoca chiamato Aureo;
Poco dopo le parti si invertirono ed Antonino si trasferì sul monte, vivendo in solitudine in una grotta e cibandosi di erbe.
Ben presto anche Catello ritornò sul monte, sia per il desiderio di continuare una vita in meditazione, sia per seguire buona parte della popolazione della zona, che a causa delle incursioni longobarde, aveva deciso di rifugiarsi sulle pendici della montagna. Una notte, San Michele arcangelo apparve in sogno ai due santi, ordinando loro la costruzione di una cappella in sua onore. In poco tempo, sulla cima più alta dei monti Lattari, ossia Monte Sant’Angelo, conosciuto anche con il nome di Molare, fu costruito un primo tempio in legno ed in seguito rifinito con un tetto in piombo, grazie ad una donazione della Santa Sede.
Un po’ di Storia
Nel 1689 la chiesa fu colpita da un fulmine che ne provocò il crollo del tetto. Si decise quindi di affrontare importanti lavori di ristrutturazione, a cui se ne aggiunsero altri nel 1694. Nel 1703 San Michele fu proclamato compatrono di Castellammare di Stabia.
L’incendio
Nel 1818 il santuario fu distrutto da un incendio. Ricostruito e consacrato il 29 luglio 1843 da monsignore Angelo Scanzano. Il santo in segno di gratitudine, due giorni dopo, rinnovò il miracolo della sudorazione, che venne mostrata al re Ferdinando II, in vacanza nel palazzo reale di Quisisana.
Nel 1862, a causa delle scorrerie dei briganti, cessò ogni forma di pellegrinaggio ed il tempio cadde in rovina. Il 20 dicembre la statua, pesantemente vandalizzata e colpita da un fulmine, fu recuperata e portata nella cattedrale stabiese, dov’è custodita.
Successivamente si susseguirono invano tentativi di riedificazione della chiesa come nel 1899 per volere del conte Girolamo Giusso o il 2 luglio 1935 per volere del vescovo Pasquale Ragosta. Progetto poi abbandonato a causa della Guerra d’Etiopia.
La ricostruzione
I lavori di costruzione del nuovo santuario, per opera del commendatore Amilcare Sciaretta iniziarono il 24 ottobre 1937 e fu consacrata il 24 settembre 1950. Dopo una lunga interruzione dovuta allo scoppio della seconda guerra mondiale. Tutti i mattoni che servirono per la costruzione furono portati dai devoti a piedi come dono a San Michele; nel corso degli anni il culto per San Michele aumentò notevolmente.
Dal 1971 al 1973 furono approntati dei lavori di riqualificazione per volere di monsignor Oscar Reschigg.