Napoli

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Napoli, una città stupenda, piena di storia e cultura, da visitare assolutamente. “Napule è mill culur” (Napoli è mille colori) come diceva Pino Daniele in una delle sue famosissime canzoni. Potrai arrivare in questa bella città con treno o con auto.

Infatti potrai raggiungere Napoli con fermata treno a soli 150 metri dalla nostra casa vacanze. Oppure con auto tramite autostrada A3 il cui raccordo si trova a soli 400 metri dalla nostra casa.

Benvenuti a Napoli, città bellissima, artistica e che sa stupire qualsiasi turista con la sua storia ed identità fortissima ed invariata nel tempo. Una visita a Napoli è un’esperienza fantastica: in ogni angolo o vico uno stupore, in ogni piazza una storia e vi lascerà la voglia di tornarci ancora.

Qualche consiglio su cosa vedere e visitare a Napoli.

Napoli Sotterranea e Galleria Borbonica

Napoli sotterranea è la parte nascosta della Napoli che tutti possiamo vedere. La Napoli dei “vic’ e vicariell” (vicoli e vicoletti) che vediamo oggi, infatti, poggia le sue fondamenta su un’antichissima rete di altrettante strade sotterranee. I cunicoli cioè scavati dai Greci quando iniziarono a estrarre il tufo dal sottosuolo per rafforzare le mura della città.

Napoli sotterranea

Successivamente, in epoca romana, questi passaggi sotterranei furono ampliati e adattati per raccogliere l’acqua piovana. Realizzando così un acquedotto che servirà a portare acqua alle case napoletane fino al 1885! Soltanto dopo una spaventosa ondata di colera si decise di abbandonare il vecchio sistema per portare acqua potabile nelle abitazioni. Ma nel corso dei secoli la vita sotterranea di Napoli è stata in fermento quasi quanto quella in superficie.


La Galleria Borbonica

La Galleria Borbonica è un percorso militare progettato da Enrico Alvino nel 1853 per ordine del Re Ferdinando II. Il tunnel doveva collegare il Largo di Palazzo (l’attuale Piazza del Plebiscito) con la zona del porto attraverso il Monte Echia. Così per consentire in caso di necessità, alle truppe una rapida difesa della Reggia e, al sovrano, di fuggire da Palazzo Reale e raggiungere il mare in breve tempo.


Cristo Velato

Il Cristo velato è una delle opere più affascinanti e misteriose che si possono vedere a Napoli. Si racconta che il velo di marmo sul corpo del Cristo, sia in realtà un velo in tessuto. Trasformato in roccia grazie ad uno speciale liquido inventato dal sinistro Principe di San Severo, illustre alchimista.

Cristo Velato

Molti, invece, sostengono che il sorprendete effetto sia tutto frutto del talento di Giuseppe Sanmartino, lo scultore che realizzò il Cristo velato. Il ritrovamento di una stanza segreta e di alcune macabre opere, visibili nella Cappella San Severo, hanno contribuito a dare al Principe e al Cristo velato un’aura di mistero. La Cappella merita una visita non solo per il Cristo ma anche per le altre opere presenti in questo piccolo gioiello nascosto tra i vicoli di Napoli: un luogo ricco di simboli esoterici e religiosi.


Museo Archeologico di Napoli

Museo Archeologico di Napoli

Prima scuola di equitazione poi sede dell’Università, il Museo Archeologico di Napoli (MANN) fu inaugurato nel 1816. Oggi è uno dei più importanti nel mondo per la qualità e la quantità delle opere che custodisce.

ll Re Ferdinando IV intendeva creare a Napoli un imponente istituto per le arti e, a distanza di oltre due secoli, si può dire che le sue ambizioni siano state realizzate. Il Museo Archeologico, oltre a contenere i ritrovamenti degli scavi di Pompei, ospita reperti dell’età greco-romana, le antichità egizie ed etrusche della collezione Borgia e le monete antiche della collezione Santangelo. Da non perdere il “Gabinetto segreto” che raccoglie affreschi e sculture antiche dedicate al tema dell’erotismo.


Piazza del Plebiscito a Napoli

Piazza del Plebiscito è uno dei luoghi simbolo di Napoli. Situata nel cuore del centro storico, alla fine di via Toledo, con la sua superficie di oltre 25 mila metri quadrati è la più grande della città e una delle maggiori in tutta Italia. Delimitata ai lati dal famoso colonnato, è lateralmente chiusa dal palazzo della Prefettura e da Palazzo Salerno, dal Palazzo Reale e dalla Chiesa di San Francesco di Paola.

Piazza del Plebiscito a Napoli

Palazzo Reale di Napoli

Palazzo Reale di Napoli

Palazzo Reale ha rappresentato per oltre tre secoli il centro del potere a Napoli e in tutta l’Italia meridionale. Con la sua mole grigia e rossa affacciata su piazza Plebiscito e sul golfo, costituisce una vera e propria porta della città verso il mare.
Dentro questo imponente e severo edificio si celano una serie di porticati, cortili e giardini che conducono a spazi un tempo occupati dalla corte e dalle tante funzioni di servizio di una reggia. Oggi quelle funzioni sono state sostituite da un museo e da altri istituti culturali (la Biblioteca Nazionale, il Teatro di San Carlo).
Nell’Appartamento Storico dipinti, marmi, stucchi, arazzi e arredi preziosi raccontano le vite degli occupanti del Palazzo e con esse tanti momenti salienti della storia d’Italia e d’Europa.


Museo di Capodimonte a Napoli

A Napoli nulla è fatto senza aspirare alla grandiosità: la Reggia di Capodimonte, casa di caccia borbonica, è un palazzo di tre piani, complessivamente 14 mila metri quadri, con 124 gallerie che ospitano una delle più importanti pinacoteche d’Europa, il cui nucleo principale è formato dalla famosa Collezione Farnese.

Museo di Capodimonte a Napoli

Le collezioni comprendono opere dei più grandi nomi, da Tiziano a Raffaello, da Michelangelo a Caravaggio, da Masaccio a Botticelli. Poi ancora Mantegna, Rosso Fiorentino, Correggio, il Parmigianino, Lotto, i fratelli Carracci, Goya, Luca Giordano, Ribera, Artemisia Gentileschi e tanti altri.
Si aggiungono una straordinaria collezione di porcellane e arti decorative, un ricchissimo gabinetto di stampe e disegni, un’importante collezione di arazzi e mobili reali, senza dimenticare la preziosissima galleria delle Mirabilia Farnese.

Il Real Bosco di Capodimonte nasce come riserva di caccia che si estende a ridosso della reggia per circa 134 ettari con oltre 400 diverse specie vegetali impiantate nel corso di due secoli.

Un’area verde incontaminata che si affaccia sulla città e sul golfo di Napoli.

Grazie al clima mite e all’attività di rinomati botanici sono state impiantate qui molte specie rare ed esotiche tra le quali canfora e camelie provenienti dall’Asia, magnolie e taxodi delle Americhe ed eucalipti australiani.

Tra i viali si dispongono 17 edifici storici tra residenze, casini, laboratori, depositi e chiese, oltre a fontane e statue, orti e frutteti.

Per il suo patrimonio storico, architettonico e botanico il Bosco di Capodimonte è stato nominato nel 2014 parco più bello d’Italia.

Il vasto parco, uno dei più grandi d’Italia, viene progettato nel 1734 da Ferdinando Sanfelice. Uno dei più grandi architetti del tardobarocco napoletano, che immagina due sezioni distinte per stile e funzione: il giardino vero e proprio nell’area intorno alla Reggia, con ampie aperture panoramiche sul golfo di Napoli, e il bosco per la caccia, disseminato di statue, grotte e costruzioni destinate a usi diversi, come la chiesa, le manifatture e le aziende agricole.


Il Duomo di Napoli e il Tesoro di San Gennaro

Il Duomo di Napoli e il Tesoro di San Gennaro

Lungo l’ottocentesca via Duomo compare maestosa la facciata del Duomo di Napoli, luogo deputato principalmente al culto di San Gennaro. Ricco di cappelle di potenti famiglie napoletane, il Duomo è abbellito dai dipinti di Luca Giordano che raffigurano gli Apostoli, i Padri e i Dottori della Chiesa.

Per i napoletani, il Duomo è prima di tutto il luogo dove c’è la Cappella e il Tesoro di San Gennaro. A ribadire che il legame dei napoletani con San Gennaro va ben oltre la semplice devozione per il Santo Patrono.

E’ un sentimento viscerale e condiviso, che nel corso dei secoli ha superato divieti e restrizioni, rafforzandosi sempre più. La Cappella e il tesoro sono la più immediata e importante prova di questo amore per “Faccia Gialla”, il nome con cui i partenopei chiamano il Santo dovuto alla sua statua più famosa in argento dorato. Conservato da secoli al Duomo, durante gli eventi bellici della Seconda guerra mondiale.

Il Tesoro di San Gennaro fu portato in Vaticano per essere conservato e riportato in Cattedrale nel 1947 per tramite di Giuseppe Navarra, soprannominato “o rre di Poggioreale”. Che riuscì a far pervenire i preziosi intatti nelle mani dell’allora arcivescovo Alessio Ascalesi.

La Cappella ha un cancello di Cosimo Fanzago, affreschi del Domenichino e opere di Ribera. Il Tesoro di San Gennaro ha finalmente trovato spazio in un luogo accanto al Duomo e raccoglie reliquie e oggetti preziosi, diventati oracoli di fede.

Il Tesoro comprende anche statue, candelabri e argenti vari, che i devoti hanno gelosamente protetto durante i numerosi saccheggi della città. Testimonianza di quanto i napoletani ritengano San Gennaro una presenza vicina e confortante, come fosse un caro vicino di casa, a cui ricorrere nei momenti di bisogno ma anche quando si ha solo voglia di parlare un po’.


San Gregorio Armeno

Situata nel cuore di Napoli tra via dei Tribunali e la famosa Spaccanapoli, San Gregorio Armeno è una delle vie più celebri della città partenopea. Camminare per San Gregorio Armeno significa respirare l’atmosfera natalizia in ogni momento dell’anno. Viste le numerose botteghe dove si trovano maestri presepiali che confezionano a mano statuette che riproducono i protagonisti del presepe napoletano. Una vera tradizione antica che negli anni è riuscita a rimanere viva grazie anche alla passione di tanti artigiani che si sono adattati ai tempi e non riproducono solo personaggi della Natività classica. Ma anche statuette che ritraggono politici, sportivi e personaggi famosi.

A San Gregorio Armeno è Natale tutto l’anno. In tutti i mesi, anche quando fa caldo e il Natale è lontano, i maestri artigiani sono sempre all’opera per costruire i tipici presepi in sughero e i pastori in terracotta.

San Gregorio Armeno Napoli

Castel dell'Ovo Napoli

Castel dell’Ovo

Il Castel dell’Ovo (castrum Ovi, in latino), è il castello più antico della città di Napoli. E’ uno degli elementi che spiccano maggiormente nel celebre panorama del golfo. Si trova tra i quartieri di San Ferdinando e Chiaia, di fronte a via Partenope.

Un’antica leggenda vuole che il suo nome derivi dall’aver il poeta latino Virgilio nascosto nelle segrete dell’edificio un uovo magico che aveva il potere di mantenere in piedi l’intera fortezza. La sua rottura avrebbe però provocato non solo il crollo del castello, ma anche una serie di rovinose catastrofi alla città di Napoli.

Durante il XIV secolo, al tempo di Giovanna I, il castello subì ingenti danni a causa del crollo parziale dell’arco sul quale è poggiato. Per evitare che tra la popolazione si diffondesse il panico per le presunte future catastrofi che avrebbero colpito la città, la regina dovette giurare di aver sostituito l’uovo.

In verità fu questa una delle tante ‘magie’ che si attribuirono nel Medio Evo alla figura di Virgilio, fama scaturita dalla circostanza che il poeta visse a lungo a Napoli, città che molto amava e nella quale era diventato un personaggio noto e autorevole, ritenuto un uomo capace appunto di poteri superumani, poteri che, a quanto pare, egli non si curò di smentire.


Lungomare di Napoli

Il Lungomare di Napoli è uno dei posti più belli da vedere, per godersi al massimo una meravigliosa visita a Napoli.

Un mare e un panorama che solo poche città al mondo possono offrire.

Lungomare di Napoli

Il Maschio Angioino

Il Maschio Angioino

Castel Nuovo, chiamato anche Maschio Angioino o Mastio Angioino, è uno storico castello medievale e rinascimentale, nonché uno dei simboli della città di Napoli.

Il castello domina la scenografica piazza Municipio ed è sede della Società napoletana di storia patria e del Comitato di Napoli dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, ospitato nei locali della SNSP.

Nel complesso è situato anche il Museo Civico, cui appartengono la Cappella Palatina e i percorsi museali del primo e secondo piano. La Fondazione Valenzi vi ha la sua sede di rappresentanza, inaugurata il 15 novembre 2009 dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed altre autorità, nell’ambito della celebrazione dei cento anni dalla nascita di Maurizio Valenzi.

La costruzione del Maschio Angioino iniziò nel 1279, sotto il regno di Carlo I d’Angiò, su progetto dell’architetto francese Pierre de Chaule. Per la sua posizione strategica il nuovo castello rivestì non solo le caratteristiche di una residenza reale, ma anche quelle di una fortezza. Fin dall’inizio esso venne chiamato “Castrum Novum” per distinguerlo da quelli più antichi dell’Ovo e Capuano.

Durante il regno di Roberto d’Angiò il Castello divenne un centro di cultura dove soggiornarono artisti, medici e letterati fra cui Giotto, Petrarca e Boccaccio. Agli Angioini successero gli Aragonesi con Alfonso I, che seguendo la scelta dei predecessori, fissò la sua dimora reale in Castel Nuovo iniziandone i lavori di ricostruzione e facendo innalzare all’esterno, fra la Torre di Mezzo e quella di Guardia, il grandioso Arco di Trionfo per celebrare il suo vittorioso ingresso nella città di Napoli.

Con gli Aragonesi si assiste al passaggio dal medioevale castello-palazzo alla fortezza di età moderna, adeguata alle nuove esigenze belliche e la zona intorno al Castello perde il carattere residenziale che aveva con gli Angioini. La struttura della costruzione aragonese risulta senz’altro più massiccia rispetto a quella angioina e rispecchia abbastanza fedelmente quella attuale, scaturita dai lavori di risanamento dei primi anni di questo secolo.

Il monumento presenta una pianta trapezoidale formata da una cortina di tufo in cui si inseriscono cinque torri cilindriche (di cui quattro di piperno ed una di tufo) poggianti su un basamento in cui si aprono dei cammini di ronda. L’area del cortile, che ricalca quella angioina, è formata da elementi catalani come il porticato ad arcate ribassate e la scala esterna in piperno, opera dell’architetto maiorchino Guglielmo Sagrera, che conduce alla Sala dei Baroni e conferisce a questo angolo della corte il caratteristico aspetto dei patii spagnoli.

Alla fine del XV secolo i Francesi subentrarono agli Aragonesi; tale presenza non durò per molto tempo, in quanto i Francesi furono sostituiti a loro volta dai viceré spagnoli ed austriaci. Durante il periodo vicereale (1503-1734), le strutture difensive del castello, adibito ad un uso prettamente militare, vennero ulteriormente modificate. Con l’avvento di Carlo III di Borbone che sconfisse l’imperatore Carlo VI nel 1734, il castello venne circondato in varie riprese da fabbriche di ogni genere, depositi ed abitazioni.

Nel primo ventennio del XX secolo iniziarono a cura del Comune i lavori di isolamento del castello dalle costruzioni contigue (vedi video di Bernardo Leonardi); la validità di questo intervento scaturiva dal riconoscimento del valore storico e monumentale della fortezza e dalla necessità del recupero complessivo della piazza antistante.

Attualmente il complesso monumentale viene destinato ad un uso culturale ed è, tra l’altro, la sede del Museo Civico. L’itinerario museale si articola tra la Sala dell’Armeria, la Cappella Palatina o di Santa Barbara, il primo ed il secondo piano della cortina meridionale. A cui si aggiungono la Sala Carlo V e la Sala della Loggia destinate ad ospitare mostre ed iniziative culturali.


La Certosa e il Museo di San Martino

Per la realizzazione della Certosa di San Martino, fondata nel 1325, fu chiamato l’architetto e scultore senese Tino di Camaino. Dell’impianto originario restano i grandiosi sotterranei gotici, una rilevante opera d’ingegneria.

La Certosa e il Museo di San Martino

Nell’arco di cinque secoli la Certosa è stata interessata da costanti rinnovamenti. Nel 1581, si avvia un grandioso progetto di ampliamento, affidato all’architetto Giovanni Antonio Dosio, destinato a trasformarne il severo aspetto gotico nell’attuale preziosa e raffinata veste barocca.

Il crescente numero dei monaci impose una radicale ristrutturazione del Chiostro Grande: si realizzarono nuove celle e fu rivisto l’intero sistema idrico. Il promotore di questa nuova e spettacolare veste della Certosa di San Martino è il priore Severo Turboli. In carica dall’ultimo ventennio del Cinquecento fino al 1607. I lavori avviati sotto la direzione di Dosio, vengono proseguiti da Giovan Giacomo di Conforto, che realizzerà la monumentale cisterna del chiostro.

Il 6 settembre 1623 inizia la collaborazione con il cantiere di San Martino dell’architetto Cosimo Fanzago, che, tra alterne vicende, durerà fino al 1656.

Fanzago connoterà con il segno inconfondibile della prepotente personalità ogni luogo del monastero.

L’opera di Fanzago si caratterizza per una straordinaria attività decorativa. Trasforma le tradizionali decorazioni geometriche in apparati composti da fogliami, frutti, volute stilizzate. Cui gli effetti cromatici e volumetrici, conferiscono un carattere di realismo e sensualità eccezionali.

Intorno al 1723, al regio Ingegnere e architetto della Certosa Andrea Canale subentra il figlio Nicola Tagliacozzi Canale. Più noto come incisore e creatore di apparati scenici.

Comunemente definito architetto-scenografo, Nicola occupa un posto di assoluto rilievo nell’ambito della raffinata cultura settecentesca. Per quel che attiene la sperimentazione del gusto in termini di decorazione e di integrazione tra ornato e struttura architettonica. Partecipe di quella densa e fervente espressione artistica che va sotto il nome di rococò e che si manifesta con una perfetta sintesi tra pittura, scultura e architettura.

Il complesso subisce danni durante la rivoluzione del 1799 ed è occupato dai francesi. Il re ordina la soppressione per i certosini sospettati di simpatie repubblicane, ma alla fine acconsente alla reintegrazione. Revocata la soppressione, i monaci rientrano a San Martino nel 1804.

Quando gli ultimi monaci abbandonarono la Certosa nel 1812, il complesso venne utilizzato dai militari come Casa degli Invalidi di Guerra. Fino al 1831, quando viene nuovamente abbandonato per restauri urgenti. Nel 1836 un esiguo gruppo di monaci torna a stabilirsi a San Martino per riuscirne poi definitivamente. Soppressi gli Ordini religiosi e divenuta proprietà dello Stato, la Certosa viene destinata nel 1866 a museo per volontà di Giuseppe Fiorelli, annessa al Museo Nazionale come sezione staccata ed aperta al pubblico nel 1867.


Vieni a visitare Napoli, la nostra casa vacanze sarà lieta di ospitarvi.

Riproponiamo molto volentieri di seguito il video di Alberto Angela della trasmissione su Rai1 “Stanotte a Napoli”.

Una Notte a Napoli

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